Diario di un allievo [Parte I]

Diario di un allievo [Parte I]

Ho deciso di tenere un diario personale…non so bene il perché: la pressione per il saggio, le prove…o forse per entrambe le cose. Devo poter mettere per iscritto tutto quello che sento e che mi succede, altrimenti credo che imploderò…vabbè, proviamo. Le prove per il saggio stanno andando bene, seppur a rilento; Paolo Macedonio, uno degli insegnanti di recitazione, sta facendo un gran lavoro nella creazione dei personaggi e nel loro sviluppo interiore… Già, Paolo è grandioso: è serio e divertente allo stesso tempo, riesce a farci lavorare tantissimo senza sforzarci troppo; e poi ci racconta un sacco di storie sulla sua vita… ma non lo fa per perder tempo, eh: cerca di darci più spunti ed esempi possibili per farci trovare la verità del personaggio, perché diciamocelo, non è affatto facile. Gianluca è impressionante, sta davvero migliorando: ha trovato, anche se con non poche difficoltà, il modo per entrare nel personaggio, ha trovato la sua vera essenza…sembra quasi che sia così nella vita di tutti i giorni; Rudolf invece è sì perfetto per il ruolo, ma se cercasse di ricordarsi le battute, sarebbe ancora meglio. Claudio e Glenda fanno sempre faville, con loro Paolo ha ispirazioni continue: sono un’ottima squadra, già già, ed è solo l’inizio.

Elena, l’insegnante di Dizione e Script Lab, ci sta seguendo e aiutando come non mai, sembra un Tutor, tipo quelli del Cepu… e davanti agli “orrori” compiuti alle prove, non può che mettersi le mani nei capelli e diventare una belva; ma so che lo fa per il nostro bene, già già… ma il suo impegno verrà premiato… Spero.

Roberto come al solito è con la testa tra le nuvole…buh. Ah, non dimentichiamoci che non abbiamo potuto provare un paio di scene a causa dell’assenza di Marco… e sopratutto di Filippo! Ma dove è finito?! Comincio a credere che in realtà sia una sorta di fantasma di un vecchio studente morto anni fa in Accademia… brr…Rudolf ha ancora parecchie difficoltà con la memoria, mentre Roberto sembra ricordare alcuni suggerimenti fornitigli tempo addietro… una piacevole novità. ma dovrebbero impegnarsi un po di più, se lo lo facessero andrebbero come treni… ora sono poco più di un trattore a cingoli. Fine pausa. Adesso abbiamo Danza. L’insegnante starà già pensando a qualche discorso da farci al fine di “stimolare” la nostra mente…e inoltre, alcuni di noi dovranno partecipare ad un secondo balletto per il saggio… Ma orsù, tutto è possibile. Stringere i denti e un bel respiro. Si può fare.

4 Giugno 2014… -26 giorni al saggio…

…TO BE CONTINUED…

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UNICEF Italia porta il teatro in Sierra Leone

UNICEF Italia porta il teatro in Sierra Leone
 INTERVISTA AD ANDREA IACOMINI

Oggi ospitiamo sulle nostre pagine un amico, Andrea Iacomini, Portavoce dell’UNICEF Italia che ci parla di un importante progetto per la Sierra Leone, volto a combattere la malnutrizione e le malattie, garantire assistenza medica e a diffondere l’istruzione. Questo progetto sul campo è riuscito, tra le altre cose, a portare in Sierra Leone la recitazione tra le materie d’insegnamento che, nelle strutture scolastiche create da Unicef, vengono proposte ai bambini e ai ragazzi.

Chiediamo ad Andrea Iacomini di raccontarci come è nato questo progetto e quali obiettivi si pone.

Il progetto è nato dall’esigenza di spiegare ai ragazzi ed alle ragazze della Sierra Leone, in maniera semplice diretta e chiara, alcune tematiche fondamentali per la loro crescita come il rapporto tra uomo e donna, la non violenza, la lotta all’Aids, il rispetto reciproco e le corrette pratiche sessuali. La recitazione in questo senso è un volano incredibile di conoscenza, un metodo diretto e infallibile per sviluppare una cultura migliore all’interno di paesi ancora fortemente dominati da pratiche tradizionali.

Quali esigenze hanno spinto Unicef Italia a scegliere anche la recitazione tra le materie d’insegnamento delle scuole in Sierra Leone?

La Sierra Leone è un paese agli ultimi posti nelle classifiche mondiali per mortalità infantile che ricordiamolo ogni giorno nel mondo miete 19mila bambini spesso per cause prevenibili o curabili. E’ dunque fondamentale, accanto ai nostri tradizionali metodi di intervento, sviluppare una coscienza collettiva, una cultura della vita, attraverso il più innovativo ed immortale dei metodi, la recitazione, partendo dalle nuove generazioni.

Gli spazi destinati alle scuole sono polivalenti? Pensate di costruire degli spazi a scopo unicamente ludico, o addirittura di sviluppare spazi da destinare alla recitazione, che assomiglino sempre più ad un teatro?

Le scuole che segue l’UNICEF da Bo a Kemala passando per Bumpeh Peri e Freetown sono a tutti gli effetti edifici polivalenti dopo tra le altre materie è previsto anche in collaborazione con ong locali il corso di teatro e recitazione. Le condizioni attuali non lo permettono ma sarebbe bello, appena gli spazi scolastici miglioreranno e saranno più efficaci immaginare di costruire teatri. Diciamo che per ora, senza polemica è davvero l’ultima delle urgenze per i sierraleonesi cui dobbiamo garantire vaccini, igiene, istruzione come priorità oltre a scuole adeguate. Se tutto questo andrà “a regime” penseremo anche a costruire tanti teatri.

Come hanno risposto i bambini della Sierra Leone dinanzi all’insegnamento della recitazione?

In maniera meravigliosa, con grande entusiasmo ma soprattutto con grande attenzione alle tematiche oggetto del lavoro che hanno realizzato. Molti di loro sono davvero attori in erba ed il messaggio che hanno saputo dare alle loro comunità sui temi della violenza domestica, dell’aids, dell’igiene sono stati straordinari. Un gruppo di loro ha realizzato anche rappresentazioni itineranti nei villaggi!

Unicef Italia promuove e sostiene molte campagne in Italia e numerosi progetti nel mondo, quali sono stati i risultati di Unicef Italia che ti hanno maggiormente gratificato in quest’ultimo anno?

Il viaggio in Sierra Leone mi ha cambiato la vita. Ho visto come opera l’UNICEF in contesti difficili come l’Africa Occidentale. Una grande organizzazione cl servizio della disperazione. Ma non voglio dimenticare la Campagna per i bambini siriani vittime di una guerra che li vede morire ogni giorno per cause che non gli appartengono. Sul fronte italiano sono felice del successo della campagna IO COME TU contro il razzismo e la non discriminazione quest’anno tutta incentrata sul diritto di cittadinanza i minori figli di immigrati. Che sono e devono essere italiani a tutti gli effetti.

Ci racconti quali sono i prossimi progetti che Unicef Italia ha in serbo?

La campagna VOGLIAMO ZERO giunta alla sua seconda edizione è il nostro mantra quotidiano. Essere riusciti a ridurre la mortalità infantile da 22 mila bimbi ogni giorno a 19 mila è un successo straordinario ma non bisogna fermarsi qui. Occorre mettere in campo tutte le nostre forze appunto per arrivare a zero. A breve lanceremo una grande campagna per sconfiggere la malnutrizione che ricordiamolo nel mondo vede anche 200 milioni di bambini in condizioni drammatiche di vita.

Cosa possiamo fare noi per dare una mano e contribuire alle cause di Unicef Italia?

Basta andare sul nostro sito www.unicef.it e sostenerci è il metodo più innovativo e forte per essere al nostro fianco ed aiutarci a sconfiggere molti mali che affliggono il pianeta.

Un sentito grazie da noi tutti ad Andrea Iacomini per il tempo e le parole che ci ha dedicato, per aver condiviso con noi parte della sua esperienza in terra africana e non solo. In attesa di risentirci sulle pagine del nostro blog, gli auguriamo nuovi bellissimi traguardi da tagliare.

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Pronti…partenza…VIA!

Pronti…partenza…VIA!

Il countdown è terminato…Uno tsunami di allegria ed energia ha travolto tutto e tutti. Le aule dell’Accademia hanno accolto i nostri giovani talenti che hanno dimostrato immediatamente di voler a tutti i costi guadagnarsi un posto di rilievo nel mondo dello spettacolo. Dall’altra parte il corpo docente è sceso in campo determinato a mettere a disposizione dei ragazzi tutta la propria esperienza e professionalità. L’Accademia Achille Togliani ha così intrapreso un nuovo anno dove gli allievi del secondo si sono ritrovati e uniti agli allievi del primo anno, per dare vita a nuove fatiche e nuovi lavori. Noi sappiamo benissimo che non sarà sempre facile, e che a volte un particolare stato emotivo caratterizzato da una ipersensibilità agli stimoli e da una sproporzionata risposta a tali stimoli, sia a livello di comportamento sia a livello fisico prenderà il sopravvento, detto in parole povere il nervosismo la farà da padrone, ma sappiamo anche che la voglia di mettersi in gioco, la forza di volontà, e il sogno di vivere una vita da artista completo avranno la meglio. E l’augurio che tutti noi “eminenze grigie” dell’Accademia Achille Togliani facciamo ai nostri ragazzi è quello di vivere alla grande ogni singolo momento, di articolare ogni emozione, di tirare giù il freno a mano e darci dentro senza risparmiarsi mai. Perché il lavoro che abbiamo scelto è fatto di disciplina, e il percorso è pieno di ostacoli e tanti “no”, ma noi impareremo ad accettarli, e a superarli.

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L’amore ai tempi della crisi – Biblioteca Flaminia 2012

L’amore ai tempi della crisi – Biblioteca Flaminia 2012 Leggi

Chi siamo veramente…

Chi siamo veramente…

Era da tanto che sognavo di scrivere questo pezzo. Ero sicuro che il 2012 sarebbe stato il nostro anno. O almeno l’anno zero. Il momento in cui il nostro approccio formativo e professionale avrebbe avuto una sua consacrazione. Io credo che siamo solo all’inizio. Mi spiego meglio: nel 2012 siamo stati protagonisti di una serie di eventi, Container alla Casa del Jazz, La Notte dei Musei, non ultimo lo spettacolo “Polvere” per la regia di Saverio di Giorgio in scena il 12 ottobre al Centro Cult.le Aldo Fabrizi all’interno della Rassegna Giovani@teatro, che ci hanno regalato molti applausi e tanta soddisfazione. Sono sicuro che mio padre Achille, sempre attento al destino dei suoi allievi sarebbe stato felicissimo di come stanno andando le cose. Ricordo che fece debuttare in un modo o nell’altro tutti noi. Non mi ha mai reputato ‘pronto’, almeno finché era in vita. Potevo fare al massimo il presentatore dei suoi recital. Alché un bel giorno ho deciso di prendermi da solo ciò che volevo, con la regia di un piccolo spettacolo dal titolo “Brothers” (da notare il mio solito e sfacciato filo-americanismo da figlio degli anni ’80). 55 minuti, atto unico di una commedia piena zeppa di musica e con tante idee – ad un certo punto il protagonista, Michael, da me interpretato, parlava con l’altro sé alla televisione, dialogava con la sua coscienza, e quella gli rispondeva pure! Ero sempre io ovviamente, ma filmato molti giorni prima del debutto, con occhiale Ray-ban nero e sigaretta di cioccolato…correva l’anno 1995 e mi piace ricordare l’esperimento del grande Derek Jarman e del suo flusso di coscienza nel testamento/capolavoro “Blue”. Mi aveva sconvolto e aveva convinto un 19enne appassionato della vita come me che ‘allora si può fare’. Questo cambia tutto. Si può fare, e se hai dei compagni di viaggio…insomma lo fai. Mio padre soddisfatto mi disse: “mi sono divertito, ma devi allungarlo”. I miei compagni di avventura erano tutti allievi come me, molti di questi neanche diplomati. Il sogno di una compagnia stabile o in grado di camminare da sé con innesti di tanto in tanto di nuovi adepti e avventurieri era nella mia testa già da allora. Questo per dire che siamo sempre stati votati alla sperimentazione – Tele-Degrado del 2009 è qui a dimostrarlo -, all’azzardo e al coinvolgimento di più persone che provenissero da quella grande esperienza che è l’Accademia Togliani. Rigida e flessibile allo stesso tempo. La disciplina e la serietà prima di tutto. Sul lavoro poi… Ad un recital di mio padre tardai all’appuntamento causa un bacio prolungato sulla spiaggia con la mia ragazza…corsi in strada con il fedele tergi-sacco dello smoking….risultato: non c’era nessuno. Andarono senza di me. “Così impari a stare al mondo” tuonò mio padre. “A stare al mondo”…oggi lo ringrazio ancora di quella lezione, perché così ho imparato a ‘sopravvivere’ al mondo. Grazie per quella lezione dolorosa ma utile più che mai. Noi docenti, la struttura nella sua totalità, ce la mettiamo tutta in un tempo in cui le lezioni non le vuole nessuno, a parte i ragazzi che abbiamo visto in scena quest’anno. Quel gruppo di ragazzi che dopo aver coltivato un sogno sono stati in grado anche di capire che c’è sempre il momento per emergere, che la lezione è importante e che c’è talmente tanta di quella concorrenza che per distinguersi bisogna amare ciò che si fa, amarlo dandosi delle regole ferree; è l’unica via, come dico spesso, per trasformare una seppur vivida aspirazione in una carriera. Ai ragazzi con i quali ho condiviso un percorso e a quelli nuovi auguro il massimo del rischio (calcolato), e grande entusiasmo, lo stesso che mi ha contraddistinto in questi 20 anni di carriera.

Adelmo Togliani

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